Miglia e miglia di sconfinati boschi di abeti, nei quali i tronchi caduti e lasciati al corso naturale sembrano tanti bastoncini degli Shangai. Ogni tanto si aprono radure, si intravede un fiume o una caldera fumante, il tutto costantemente incorniciato da montagne imponenti. Oltre un ponticello di legno che scavalca un torrente, subito un turbinio di colori si offre al visitatore: il blu delle acque, il verde delle alghe, il rosso dei batteri che disegnano le sponde rocciose del fiume come graffiti, i bianchi sbuffi di vapore che si levano da ogni dove.
Una passerella di legno si inoltra nell’area termale: una distesa bianca di minerali in cui si aprono, come tanti occhi variopinti, pozze fumanti dall’acqua cristallina di un azzurro talmente intenso da sembrare alieno. La passerella prosegue disegnando un cerchio e si avvicina sempre di più ad un gioiello naturale. La polla fuma tranquilla e il vapore delicato danza nella brezza portando ondate di zolfo e calore. Linee arancioni s’intrecciano lungo il bordo, l’acqua brilla sotto il sole di tutte le sfumature di azzurro e verde che l’occhio umano può concepire e il luccichio sulla superficie di quel prisma dona un tocco di magia ad uno spettacolo che arriva al cuore.
Scatto foto, mi fermo a guardare incredula, scatto ancora. Cerco di fermare il tempo e i colori, di imprimere quella meraviglia negli occhi e sul sensore. Ma quello che rimarrà davvero è lo stupore e l’ammirazione per uno spettacolo della natura talmente stupefacente da stentare a credere che sia davvero reale.
Una passerella di legno si inoltra nell’area termale: una distesa bianca di minerali in cui si aprono, come tanti occhi variopinti, pozze fumanti dall’acqua cristallina di un azzurro talmente intenso da sembrare alieno. La passerella prosegue disegnando un cerchio e si avvicina sempre di più ad un gioiello naturale. La polla fuma tranquilla e il vapore delicato danza nella brezza portando ondate di zolfo e calore. Linee arancioni s’intrecciano lungo il bordo, l’acqua brilla sotto il sole di tutte le sfumature di azzurro e verde che l’occhio umano può concepire e il luccichio sulla superficie di quel prisma dona un tocco di magia ad uno spettacolo che arriva al cuore.
Scatto foto, mi fermo a guardare incredula, scatto ancora. Cerco di fermare il tempo e i colori, di imprimere quella meraviglia negli occhi e sul sensore. Ma quello che rimarrà davvero è lo stupore e l’ammirazione per uno spettacolo della natura talmente stupefacente da stentare a credere che sia davvero reale.
La strada si snoda tra le montagne come un lungo e pigro serpente, ma in realtà chiamarle montagne è un po’ riduttivo. Giganti di roccia rossa e gialla puntinata dal verde brillante degli abeti si ergono davanti ai miei occhi, alternati a precipizi a strapiombo che rendono quei monoliti ancora più giganteschi. L’occhio non riesce ad abbracciare tutta quella vastità, la mente fatica ad accettare l’enorme piccolezza dell’uomo.
Tra due parti uguali di nulla, un nastro d’asfalto solca formazioni bizzarre e incredibili, l’aria così rovente da avere la sensazione di stare dentro un forno con il phon acceso. Non s’ode neanche un rumore, nessun uccello solca il cielo, l’aria è immobile e pesante, ma la valle non è affatto morta. Organismi pionieri e sprezzanti delle avversità vivono nel silenzio costante che domina il paesaggio alieno. La vita non si ferma davanti a niente.
Una morbida trapunta di nuvole avvolge la tenue luce dell’alba, lasciando filtrare una sottile pioggia di stiletti dorati. Il terreno dolcemente ondulato si innalza improvvisamente in imponenti catene montuose che tremolano azzurrine all’orizzonte più lontano e abbracciano sconfinate pianure punteggiate di verde. La strada si snoda sinuosa tra valli e precipizi, solcando strati di roccia dai mille colori, testimoni silenziosi dei millenni.
Su una piccola altura un’antilope scruta immobile l’orizzonte, mentre le sue compagne brucano placidamente, indifferenti al maestoso paesaggio, indifferenti al mio passaggio. Gli animali sembrano tollerare, o semplicemente ignorare, la presenza umana, lasciando che il tempo scorra indisturbato, incuranti degli inesistenti problemi che noi siamo soliti crearci.
La natura è qui, tutta davanti a me, si offre generosa e senza riserve, fiduciosa che l’uomo saprà farne buon uso. E il senso di immensità, di sconfinata bellezza e di assoluto rispetto si fa strada prepotente in me, mentre un unico e distinto pensiero echeggia nella mia mente e vibra nel mio cuore: voglio salvare tutto questo.
Su una piccola altura un’antilope scruta immobile l’orizzonte, mentre le sue compagne brucano placidamente, indifferenti al maestoso paesaggio, indifferenti al mio passaggio. Gli animali sembrano tollerare, o semplicemente ignorare, la presenza umana, lasciando che il tempo scorra indisturbato, incuranti degli inesistenti problemi che noi siamo soliti crearci.
La natura è qui, tutta davanti a me, si offre generosa e senza riserve, fiduciosa che l’uomo saprà farne buon uso. E il senso di immensità, di sconfinata bellezza e di assoluto rispetto si fa strada prepotente in me, mentre un unico e distinto pensiero echeggia nella mia mente e vibra nel mio cuore: voglio salvare tutto questo.