Una pietra grezza incastonata nel freddo oceano
riluci di una forza ancestrale
proiettando contrasti dalle mille sfaccettature
Esploro incantata i tuoi spazi aperti
flagellati da un vento impetuoso quanto indifferente
Gioca leggero con i miei capelli
ma in un istante getta via le sue briglie e galoppa forsennato
travolgendo ricordi, pensieri, emozioni
Intrusa in un paesaggio primordiale
cammino leggera su soffici piante
ma quello che vedo non è come appare
Il sole splende ammiccante sui colori
che risuonano di pura e fragile bellezza
Mutevoli e capricciose, le nuvole inciampano sui picchi innevati
e tutto cambia pur rimanendo uguale
L’assordante silenzio non riesce a coprire i tuoi impalpabili sussurri
odo il tuo richiamo profondo nella mia anima
vibrando su corde segrete e inaccessibili
La vita scorre prepotente in te, non si sofferma, fluisce
il tuo cuore pulsa al ritmo rombante di masse d’acqua che precipitano
il tuo respiro si cristallizza in gioielli di ghiaccio che scivolano via silenziosi
Abbraccio intimorita la forza del tuo essere
e mi scopro parte di un tutto inafferrabile
riluci di una forza ancestrale
proiettando contrasti dalle mille sfaccettature
Esploro incantata i tuoi spazi aperti
flagellati da un vento impetuoso quanto indifferente
Gioca leggero con i miei capelli
ma in un istante getta via le sue briglie e galoppa forsennato
travolgendo ricordi, pensieri, emozioni
Intrusa in un paesaggio primordiale
cammino leggera su soffici piante
ma quello che vedo non è come appare
Il sole splende ammiccante sui colori
che risuonano di pura e fragile bellezza
Mutevoli e capricciose, le nuvole inciampano sui picchi innevati
e tutto cambia pur rimanendo uguale
L’assordante silenzio non riesce a coprire i tuoi impalpabili sussurri
odo il tuo richiamo profondo nella mia anima
vibrando su corde segrete e inaccessibili
La vita scorre prepotente in te, non si sofferma, fluisce
il tuo cuore pulsa al ritmo rombante di masse d’acqua che precipitano
il tuo respiro si cristallizza in gioielli di ghiaccio che scivolano via silenziosi
Abbraccio intimorita la forza del tuo essere
e mi scopro parte di un tutto inafferrabile
Seduta in una piccola insenatura riparata dal vento ghiacciato, mi riempio gli occhi di iceberg bianchi, cristallini, azzurri, grigi, tutti flottanti nella laguna di scioglimento del ghiacciaio più grande d’Islanda. Gli unici suoni sono le raffiche di vento, lo scricchiolio del ghiaccio e il gocciolamento dei micro-iceberg che si sciolgono sotto un insolito sole islandese. Se questa non è la pace dell’anima, ci si avvicina molto.
Sulla spiaggia che riceve gli iceberg della laguna lo spettacolo è completamente diverso e quasi indescrivibile: grandi e piccoli gioielli di ghiaccio spiaggiati su una brillante sabbia nera vengono investiti da un oceano reso impetuoso da un vento che nel giro di pochi minuti ha raggiunto una violenza incredibile. Un’espressione di potenza senza pari, eppure su di me ha un effetto ipnotico e rilassante. Non ho mai visto niente di così immensamente “wild”.
Non avevo un’idea precisa di come fosse effettivamente un luogo sperduto ed isolato... finché non sono arrivata in questa remota regione montuosa nel cuore dell’Islanda. Solo per capire come leggere e pronunciarne il nome ci ho impiegato i due giorni che abbiamo passato qui. Per soggiornare in questo posto occorre fare scorta di cibi e generi di conforto vari, nonché di carburante: non c’è nulla, eccetto gli ostelli per dormire, nel raggio di centinaia di chilometri.
Ma il paesaggio è qualcosa di indescrivibile: l’unica cosa che ho in testa è la colonna sonora de “Il Signore degli Anelli”, perché sembra davvero di stare in un film fantasy. Aspetta... ma quello che sale il crinale con un bastone non sarà mica Gandalf? Ah, no... è mio fratello che imbraccia il cavalletto. Peccato.
La strada ci porta verso altri paesaggi allucinanti e quasi alieni. La terra nera contrasta con il cielo perennemente coperto di nuvole perlacee e con il verde brillante dei muschi che ricoprono le rocce e le montagne. Mi sento un’intrusa, ammessa, per chissà quale concessione, ad ammirare un angolo di terra che sembra un altro pianeta.
Ma il paesaggio è qualcosa di indescrivibile: l’unica cosa che ho in testa è la colonna sonora de “Il Signore degli Anelli”, perché sembra davvero di stare in un film fantasy. Aspetta... ma quello che sale il crinale con un bastone non sarà mica Gandalf? Ah, no... è mio fratello che imbraccia il cavalletto. Peccato.
La strada ci porta verso altri paesaggi allucinanti e quasi alieni. La terra nera contrasta con il cielo perennemente coperto di nuvole perlacee e con il verde brillante dei muschi che ricoprono le rocce e le montagne. Mi sento un’intrusa, ammessa, per chissà quale concessione, ad ammirare un angolo di terra che sembra un altro pianeta.
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Un piccolo estratto delle nostre avventure islandesi nella regione di Landmannalaugar, creato dall'amico fotografo Giorgio Paroletti
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Uno stretto e sconnesso sentiero di nere e scivolose pietre si insinua oltre l’impensabile. Il muro discontinuo d’acqua è lento e irregolare, mentre sferzate di nebbiolina impreziosiscono i capelli e il viso di piccole gemme. I fiotti più pesanti si tuffano nel bacino circolare scavato nella roccia creando vapore in ricci e volute, lo sgocciolio filtra tra le rocce più alte e finisce in goccioloni sopra la mia testa.
Oltre la cascata, i campi coltivati in chiazze colorate di verde e giallo contro l’azzurro del cielo macchiettato di nuvole. Il rumore dell'acqua sovrasta ogni cosa, contemplo rapita i getti d’acqua che in controluce sembrano delle lance grigie che puntano verso il basso, appaiono e scompaiono. Sono lì, persa in quella bellezza indescrivibile, mentre il tempo sembra fermarsi pur continuando a fluire ininterrottamente. |