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Amazonia

2/1/2022

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Un viaggio in una terra lontana, selvaggia, misteriosa, una terra che disarma con la sua brutale bellezza. Salgado ci accompagna in un faccia a faccia con gli ultimi baluardi di una vita che abbiamo dimenticato, ci trascina in una natura che ci siamo affannati a distruggere.
Sembra di toccare l’umidità dei “fiumi volanti”, quello scambio di acqua tra cielo e terra che fa respirare tutto il pianeta; sembra di sentire lo scricchiolio degli alberi immensi; sembra di vedere le pozze di luce che giocano tra le nuvole; sembra di essere lì, con le popolazioni indigene, nella loro quotidianità.
Una riflessione su quello che rischiamo di perdere, una finestra affacciata sul legame ancestrale che ci lega tutti, in ogni angolo del mondo, un inno alla Vita in ogni sua forma.
Amazonia, Sebastião Salgado [MAXXI Roma]
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Underwater

25/5/2021

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Ho vissuto un anno sott'acqua.
Mi sono disperata, intristita, arrabbiata, poi rassegnata e infine ho acquisito una nuova consapevolezza: la vita è cambiata. Per quanto possiamo essere ancora aggrappati a quello che consideravamo normale, tutti, in cuor nostro, sappiamo che niente tornerà esattamente com'era prima.
Ho vissuto un anno trattenendo il fiato.
Ho cambiato le mie abitudini, mi sono presa più cura di me, mi sono allenata, ho letto e scritto tanto, ho cercato di tenere la testa fuori dall'acqua. In questa catastrofe su larga e piccola scala siamo stati come naufraghi in un arcipelago, ognuno isolato sul suo pezzetto di terra. Qualcuno ha costruito una zattera e ha superato quella distanza, qualcun altro si è allontanato ancora di più, senza una parola.
Ho vissuto un anno in una bolla di sospensione, appena sotto il pelo dell'acqua.
Ho esplorato l'utilità e l'inutilità della tecnologia e ho capito che riflette molto bene la società che siamo diventati. Abbiamo confuso il mezzo con lo scopo. Ciò che avrebbe dovuto semplificarci la vita ci ha resi schiavi, e in questa cecità globale i rapporti umani sono stati ridotti a tanti cuoricini su Facebook e ai demoniaci gruppi Whatsapp.
Ho vissuto un anno in apnea, ma con gli occhi ben aperti.
Un anno che mi ha tolto molto, ma forse quello che ho perso non era poi così indispensabile. Le persone vanno e vengono, si allontanano e si avvicinano, qualcuno resta, qualcun altro staziona sulla porta. È il continuo cambiamento della vita e sto imparando ad accettarlo e a esserne grata.
Da domani si nuota in superficie.
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Come ti stalkero un'ape

14/3/2021

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Il profumo dei fiori si nota già a distanza di decine di metri e, quando arrivo sotto le fronde cariche di rosa, un rumore inusuale mi costringe a tendere le orecchie: un ronzio basso e costante, come se fossi finita dentro un alveare. E, in un certo senso, è proprio così. L’albero pullula di api indaffarate che vanno da un fiore all’altro, senza mai intralciarsi.
​Mi fermo a osservarne una che si tuffa a testa in giù tra gli stami di un fiore, noto i grumi di polline che le si attaccano alle zampe come bisacce e la polvere più sottile che spruzza di giallo i peli della testa come una polvere magica. Poi fa marcia indietro, con quel suo culone a strisce in bella mostra, e riparte verso un altro fiore, instancabile. La seguo attraverso l’obiettivo, non sta ferma un attimo e beccarla a fuoco in un’inquadratura decente è un impresa. Lei mi ignora completamente, ha troppo da fare, e la sua rotta s’incrocia con quella delle sue compagne, che mi passano davanti alla lente, senza fretta. Mi ritraggo per paura di farle innervosire, ma sono indifferenti alla mia presenza.
Mi godo il loro svolazzare pigro e attento, mi godo gli ultimi istanti di libertà all’aria aperta prima dell’ennesima chiusura totale, pensando con rammarico che, anche quest’anno, mi perderò la primavera.
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Nel bosco

2/1/2021

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Gli alberi sono tra le creature viventi più antiche del pianeta e anche tra le più longeve; possono arrivare a più di 3500 anni di età. . . ci guardano quando veniamo al mondo e quando ce ne andiamo. Potremmo pensare che se ne stiano lì, immobili, a non fare niente, ma non è così. Attraverso di loro passa l’energia del pianeta, grazie a loro respiriamo, le loro radici tengono insieme il suolo sul quale camminiamo, i loro frutti ci nutrono.
Ma sono anche qualcos’altro. Ogni volta che faccio scorrere le dita su una corteccia o alzo lo sguardo a una chioma, resto muta e riconoscente, affascinata dalla loro maestosità ed eleganza, dalla forza che sprigionano semplicemente esistendo. Ogni volta che cammino in un bosco mi sembra di tornare a casa, mi sento accolta e protetta, percepisco con estrema chiarezza il legame con loro, con la Terra, con la Vita.
​Forse tutti dovremmo riscoprire la semplice sensazione di affondare con le scarpe in un letto di foglie e morbido terriccio, piuttosto che camminare sulla fredda durezza del cemento.
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Piccola amica

14/11/2020

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Mentre toglievo rami e foglie secche da un vaso e mi godevo il tramonto, ecco che mi spunta sotto il naso questa signorina vestita di rosso, tutta di fretta, che chissà dove correva; magari aveva un appuntamento... È stata un’impresa immortalarla e non è venuta perfettamente a fuoco in una -e dico una- delle 40 foto che ho scattato prima che facesse buio, ma era tanto che non giocavo con una coccinella e, inseguendola, il tempo è scivolato via, come le sue zampette indaffarate sulle foglie. Mi piace pensare che sia venuta a portarmi un messaggio di speranza e -perché no?- un po' di fortuna.
Ma, soprattutto, mi ha ricordato di fare attenzione alle piccole cose, di cercare la bellezza nei dettagli, di non mollare, che quando si arriva sul bordo della foglia si può sempre camminare di sotto, a testa in giù, e provare un’altra strada, anche quando al di là della lente dell’obiettivo tutto sembra che stia precipitando e scivolando via. 
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Cambiamento

14/10/2020

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La Natura sa tutto ma resta in silenzio; non parla, non si rivela, a meno che non si sappia come ascoltare o cosa guardare. La Natura ci mostra come fare, qual è la via, ci insegna con pazienza la sola grande verità che spesso non riusciamo ad accettare. Che tutto cambia, non c’è niente di definitivo (neanche la morte), la vita scorre in un solo verso, non è possibile fare inversione a U, c'è un unico flusso e contrastarlo non è mai una buona idea.
Non c’è niente di costante, tranne il cambiamento
(Buddha)
Non avevo mai compreso appieno queste parole, finora. Eppure era tutto già lì, davanti a me, intessuto nel cammino che ho intrapreso con lo studio della biologia e poi con la ricerca in campo ambientale. Era lì a ogni fine e ogni principio, a ogni ciclo che si chiudeva e ogni nuova avventura che cominciava. È nelle parole appassionate di un’Amica che l’ha capito prima di me, è nell'effimera bellezza dei fiori che amo, è in me e in tutto ciò che mi circonda e con cui entro in contatto. 
E ora cos'è cambiato?
La consapevolezza e la prospettiva. Svegliarmi un giorno e trovare un mondo identico a quello di ieri, eppure completamente diverso, e sentirmi viva, grata di esserlo e consapevole che, come per le piante, gli animali e l’uomo, niente dura in eterno, tutto cambia, tutto si trasforma, tutto tende alla bellezza sfavillante un attimo prima di sfiorire.
Ma le esperienze, le amicizie, il dolore, l’amore, la vita...
tutto questo ha un valore immenso proprio perché non dura per sempre.
Foto
Giglio di mare,
piccolo fiore tenace che non sa cosa fare.
Testardo, con le radici trattiene paziente
sfuggenti granelli di sabbia.
Giglio di mare,
ultimo baluardo in difesa di un mondo che cambia.
Giglio di mare,
piccolo fiore tenace che non sa cosa fare,
aspettare là fermo, oppure lasciarsi andare...
a quell'orizzonte mirare,
le onde a promettere un futuro migliore.
​
(Andrea Scolastri)
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Abruzzo

25/9/2020

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Foto
Abitando vicino Roma sento spesso il richiamo alla natura, un po’ perché appena fuori dal caos cittadino si possono trovare stupendi luoghi naturali, un po’ perché sono a metà strada tra il mare e le montagne e devo solo scegliere dove andare a ricaricarmi. Sono un'amante delle Dolomiti fin da adolescente, ma quando mio fratello ed io eravamo bambini, i miei ci portavano sempre in Abruzzo; ora, come un cimelio di famiglia emerso dalla polvere del tempo, sto riscoprendo questo gioiello da adulta.
​E ogni volta che ci vado mi sorprende, che sia per un trekking rimpiazzato da una sessione fotografica a causa di una neve imprevista o per una scorpacciata di arrosticini e formaggio del pastore a Ferragosto.
Aria pulita, cibo genuino (“ignorante”, direbbe qualcuno) e panorami capaci di allontanare qualunque ansia o stress e restituire quel senso di maestosa fermezza e disarmante perfezione che spesso manca alla vita di tutti i giorni, chini su una scrivania o davanti a un pc.
Continuerò a tornare, alla ricerca di quella connessione wireless che mi lega in modo indissolubile alla Terra e alle sue meraviglie che, a volte, sono davvero dietro l’angolo di casa.
Rocca di Mezzo
Campo Imperatore
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Col naso all'insù

15/8/2020

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Siamo sempre così presi dalle nostre tribolazioni “terrestri” da non avere più tempo per alzare lo sguardo lassù. Da bambina, al contrario, io ci vivevo, lassù. Viaggiavo tra le costellazioni e le galassie, inventavo storie spaziali e viaggi interstellari, sperando che Luke Skywalker, Han Solo e la principessa Leia mi portassero con loro sul Millennium Falcon per qualche avventura ai confini dell’universo.
Adesso, invece, le stelle le guardo di rado, un po’ perché fisicamente non riesco quasi più a vederle, con tutto l’inquinamento atmosferico e luminoso che c’è, un po’ perché loro se ne stanno lassù e a me tocca vivere quaggiù, e quindi rosico.
Poi capita la serata estiva di questo anno segnato per sempre dalla pandemia, quando esco sul balcone a rimuginare sulla vita, l’universo e tutto quanto, e mi trovo davanti i due giganti del sistema solare, Giove e Saturno, con la Luna piena a fare da ancella, e vengo di nuovo sopraffatta dallo stupore e dal senso di immensità. Pure una piccola e fioca cometa è passata a fare un saluto, così, tanto per tirarci su di morale.
Occasionalmente, poi, mi sono trovata sotto cieli limpidi che mi hanno regalato uno splendore inimmaginabile. In ogni caso, che sia sul balcone di casa o nel deserto del Marocco o in una valle incontaminata delle Dolomiti, il messaggio che mi arriva è lo stesso:
guarda in alto, sogna, osa; forse sei un granello di polvere,
​ma quella polvere appartiene alle stelle
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Mi basta poco

6/6/2020

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Sabato scorso sono andata al centro commerciale per la prima volta dopo la quarantena: a quanto pare a nessuno importa granché di fare le file fuori dai negozi, ma soprattutto di stare in un luogo chiuso con l'aria artificiale, in mezzo a una mandria di gente che non ha capito 6 semplici parole: stare a un metro di distanza. Io stavo per soffocare; per la mascherina, certo, ma anche per tutto il resto. Mi sono sbrigata (per quanto possibile) a fare quelle due cose in croce che dovevo fare e sono scappata a gambe levate.

Oggi, per la seconda volta in meno di una settimana, sono andata a camminare in campagna, in mezzo agli ulivi, agli alberi da frutta, alle querce e alle ginestre. Otto chilometri e mezzo di libertà, a riassaporare il sole sulla pelle, la polvere sui pantaloni, gli insetti che mi ronzano intorno; a godere del venticello fresco, di una splendida vista sulla Sabina e del sapore delle ciliegie colte direttamente dall'albero.

Forse non faccio girare l'economia, lo ammetto, ma non ci posso fare niente se non mi servono molte cose materiali per vivere bene, se non ho bisogno di comprarmi l'ultimo accessorio alla moda, se i soldi scelgo di spenderli in viaggi, natura e cultura, se al cellulare prefisco una passeggiata con mia madre o con una cara amica. Sono quella che non butta le cose che si rompono, ma prova a ripararle; quella che si riempie la borsa di cartacce se non trova un cestino e se le riporta a casa, invece di buttare tutto per terra; quella che ha rispetto per il bene comune, nonostante intorno veda solo indifferenza.

Mi basta poco ma quel poco, per me, significa tutto.
Località Grotta Marozza, Palombara Sabina
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Dietro il vetro

30/4/2020

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50 Giorni di quarantena.
50 giorni senza poter fare tante di quelle cose che abbiamo dato così per scontate da non avere idea del loro numero.
​50 Giorni durante i quali la natura si è ripresa, un pezzetto alla volta, gli spazi che la nostra arrogante convinzione di supremazia ha invaso da sempre. Adesso che siamo stati messi in ginocchio da un organismo microscopico e invisibile, osserviamo da dietro le sbarre della nostra prigione casalinga quello che abbiamo contribuito, direttamente o indirettamente, a rovinare, distruggere, occupare, trasformare, inquinare, modificare.
In questa primavera in quarantena mi accorgo che le piante sono cresciute e sbocciate più forti, più orgogliose, più tenaci. E gli animali, perlopiù uccelli e insetti di cui invidio ferocemente il volo e la libertà, esplorano tranquillamente gli spazi dai quali ci siamo ritirati e ci osservano quasi consapevoli della nostra situazione; loro là fuori e noi dietro il vetro di una finestra.
Li guardo vivere, rendo i balconi più accoglienti per loro, perché è una gioia vederli zompettare sui miei vasi aspettando il momento in cui potrò zompettare anch'io in qualche angolo di natura, fuori da queste quattro mura che iniziano a erodere la gioia di vivere là fuori.
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    There is a pleasure in the pathless woods, there is a rapture on the lonely shore, there is a society where none intrudes, by the deep sea and music in its roar.
    ​I love not man the less, but the nature more.
    -Lord Byron-

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