Verde, verde, è tutto verde, e certo che è verde, piove sempre... com’è quel detto? “Never say never for the wheater in Ireland”, che tradotto sarebbe “Fai pace col tempo, tanto piove”.
E come la pioggerella che zitta zitta scende quando meno te lo aspetti, i paesaggi scorrono via, non si soffermano, riempiendoti gli occhi di piccoli grandi scorci indimenticabili. Prati, pecore, muretti a secco, scogliere, formazioni bizzarre e poi l’oceano, che ruggisce e si agita e lambisce prepotente gli strapiombi.
E come la pioggerella che zitta zitta scende quando meno te lo aspetti, i paesaggi scorrono via, non si soffermano, riempiendoti gli occhi di piccoli grandi scorci indimenticabili. Prati, pecore, muretti a secco, scogliere, formazioni bizzarre e poi l’oceano, che ruggisce e si agita e lambisce prepotente gli strapiombi.
Il muro della pace è alto circa 8 metri, coperto di graffiti, messaggi, bassorilievi, un muro che di pace non ha proprio niente, una barriera tra cattolici e protestanti eretta nel 1969 durante i Troubles e che sta ancora in piedi, un muro che corre come una cicatrice di odio, violenza e dolore. Quel muro urla, piange e sanguina ancora... Mi ha investito con violenza, con un oppressione sul cuore, mi ha tolto le parole e lasciato un’enorme tristezza e disperazione. In tutta la città si respira un’aria strana, accogliente ma diffidente, luminosa ma oscura. E i cancelli tra i due quartieri vengono regolarmente chiusi di notte, chiudendo fuori ogni possibilità di pace.