Ci sono momenti in cui il tempo sembra fermarsi, in cui ogni cosa intorno si cristallizza e assume colori e contorni più nitidi, in cui i pensieri smettono di ronzare e, nonostante -o forse grazie a- questa sospensione, ci si sente più vivi che mai.
In montagna, con mio fratello, decidiamo di salire a piedi a una malga in quota, affrontando un sentiero con 600 metri di dislivello: il bosco, il dubbio se ce l’avremmo fatta o no e il richiamo all'avventura ci hanno galvanizzato e messo su quel sentiero. La montagna è fatta di paesaggi mozzafiato e di scorci irripetibili, di silenzi e vastità, di scarpinate, ginocchia doloranti e piedi gonfi.
E di momenti.
Come quando, durante la discesa, inizia a piovere e il bosco silenzioso si anima del regolare chiacchiericcio delle gocce tra le fronde. Un po’ di timore, certo, per niente dissipato dai tuoni minacciosi sopra le nostre teste, ma anche la consapevolezza che, in fondo, è solo acqua che scivola piacevolmente sui k-way e sui nostri visi.
Oppure come quando, con i corpi surriscaldati e indolenziti dalla ripida salita, arriviamo in cima senza fiato per lo spettacolo che si apre davanti a noi: l’intera valle ai nostri piedi, un panorama a 360° e noi due, piccoli scapestrati in cima a un cocuzzolo.
E poi, nella placida quiete del bosco, dove sembrava fossimo da soli, quasi sempre in silenzio per non turbare la pace di quel posto, ecco l’incontro inaspettato: un elegante, giovane, daino ci attraversa il sentiero, si ferma per guardarci -due tizi a bocca aperta immobili come statue- e poi prosegue per la sua strada boscosa.
Sì, la montagna, come la vita, è fatta di momenti da assaporare che non hanno bisogno di tante spiegazioni e che è possibile vivere davvero solo mettendosi in ascolto, spegnendo il cellulare, lasciando da parte la macchina fotografica, le chiacchiere e il chiasso inutili; entrando cioè in connessione con quello che ci circonda, abbracciando la bellezza delle cose impalpabili, sfiorando con il cuore attimi irripetibili che non dimenticheremo mai.
In montagna, con mio fratello, decidiamo di salire a piedi a una malga in quota, affrontando un sentiero con 600 metri di dislivello: il bosco, il dubbio se ce l’avremmo fatta o no e il richiamo all'avventura ci hanno galvanizzato e messo su quel sentiero. La montagna è fatta di paesaggi mozzafiato e di scorci irripetibili, di silenzi e vastità, di scarpinate, ginocchia doloranti e piedi gonfi.
E di momenti.
Come quando, durante la discesa, inizia a piovere e il bosco silenzioso si anima del regolare chiacchiericcio delle gocce tra le fronde. Un po’ di timore, certo, per niente dissipato dai tuoni minacciosi sopra le nostre teste, ma anche la consapevolezza che, in fondo, è solo acqua che scivola piacevolmente sui k-way e sui nostri visi.
Oppure come quando, con i corpi surriscaldati e indolenziti dalla ripida salita, arriviamo in cima senza fiato per lo spettacolo che si apre davanti a noi: l’intera valle ai nostri piedi, un panorama a 360° e noi due, piccoli scapestrati in cima a un cocuzzolo.
E poi, nella placida quiete del bosco, dove sembrava fossimo da soli, quasi sempre in silenzio per non turbare la pace di quel posto, ecco l’incontro inaspettato: un elegante, giovane, daino ci attraversa il sentiero, si ferma per guardarci -due tizi a bocca aperta immobili come statue- e poi prosegue per la sua strada boscosa.
Sì, la montagna, come la vita, è fatta di momenti da assaporare che non hanno bisogno di tante spiegazioni e che è possibile vivere davvero solo mettendosi in ascolto, spegnendo il cellulare, lasciando da parte la macchina fotografica, le chiacchiere e il chiasso inutili; entrando cioè in connessione con quello che ci circonda, abbracciando la bellezza delle cose impalpabili, sfiorando con il cuore attimi irripetibili che non dimenticheremo mai.
Malga Uwald Alm, 2050 m (Valle di Casies, BZ)