50 Giorni di quarantena.
50 giorni senza poter fare tante di quelle cose che abbiamo dato così per scontate da non avere idea del loro numero.
50 Giorni durante i quali la natura si è ripresa, un pezzetto alla volta, gli spazi che la nostra arrogante convinzione di supremazia ha invaso da sempre. Adesso che siamo stati messi in ginocchio da un organismo microscopico e invisibile, osserviamo da dietro le sbarre della nostra prigione casalinga quello che abbiamo contribuito, direttamente o indirettamente, a rovinare, distruggere, occupare, trasformare, inquinare, modificare.
In questa primavera in quarantena mi accorgo che le piante sono cresciute e sbocciate più forti, più orgogliose, più tenaci. E gli animali, perlopiù uccelli e insetti di cui invidio ferocemente il volo e la libertà, esplorano tranquillamente gli spazi dai quali ci siamo ritirati e ci osservano quasi consapevoli della nostra situazione; loro là fuori e noi dietro il vetro di una finestra.
Li guardo vivere, rendo i balconi più accoglienti per loro, perché è una gioia vederli zompettare sui miei vasi aspettando il momento in cui potrò zompettare anch'io in qualche angolo di natura, fuori da queste quattro mura che iniziano a erodere la gioia di vivere là fuori.
50 giorni senza poter fare tante di quelle cose che abbiamo dato così per scontate da non avere idea del loro numero.
50 Giorni durante i quali la natura si è ripresa, un pezzetto alla volta, gli spazi che la nostra arrogante convinzione di supremazia ha invaso da sempre. Adesso che siamo stati messi in ginocchio da un organismo microscopico e invisibile, osserviamo da dietro le sbarre della nostra prigione casalinga quello che abbiamo contribuito, direttamente o indirettamente, a rovinare, distruggere, occupare, trasformare, inquinare, modificare.
In questa primavera in quarantena mi accorgo che le piante sono cresciute e sbocciate più forti, più orgogliose, più tenaci. E gli animali, perlopiù uccelli e insetti di cui invidio ferocemente il volo e la libertà, esplorano tranquillamente gli spazi dai quali ci siamo ritirati e ci osservano quasi consapevoli della nostra situazione; loro là fuori e noi dietro il vetro di una finestra.
Li guardo vivere, rendo i balconi più accoglienti per loro, perché è una gioia vederli zompettare sui miei vasi aspettando il momento in cui potrò zompettare anch'io in qualche angolo di natura, fuori da queste quattro mura che iniziano a erodere la gioia di vivere là fuori.