Il profumo dei fiori si nota già a distanza di decine di metri e, quando arrivo sotto le fronde cariche di rosa, un rumore inusuale mi costringe a tendere le orecchie: un ronzio basso e costante, come se fossi finita dentro un alveare. E, in un certo senso, è proprio così. L’albero pullula di api indaffarate che vanno da un fiore all’altro, senza mai intralciarsi.
Mi fermo a osservarne una che si tuffa a testa in giù tra gli stami di un fiore, noto i grumi di polline che le si attaccano alle zampe come bisacce e la polvere più sottile che spruzza di giallo i peli della testa come una polvere magica. Poi fa marcia indietro, con quel suo culone a strisce in bella mostra, e riparte verso un altro fiore, instancabile. La seguo attraverso l’obiettivo, non sta ferma un attimo e beccarla a fuoco in un’inquadratura decente è un impresa. Lei mi ignora completamente, ha troppo da fare, e la sua rotta s’incrocia con quella delle sue compagne, che mi passano davanti alla lente, senza fretta. Mi ritraggo per paura di farle innervosire, ma sono indifferenti alla mia presenza.
Mi godo il loro svolazzare pigro e attento, mi godo gli ultimi istanti di libertà all’aria aperta prima dell’ennesima chiusura totale, pensando con rammarico che, anche quest’anno, mi perderò la primavera.
Mi fermo a osservarne una che si tuffa a testa in giù tra gli stami di un fiore, noto i grumi di polline che le si attaccano alle zampe come bisacce e la polvere più sottile che spruzza di giallo i peli della testa come una polvere magica. Poi fa marcia indietro, con quel suo culone a strisce in bella mostra, e riparte verso un altro fiore, instancabile. La seguo attraverso l’obiettivo, non sta ferma un attimo e beccarla a fuoco in un’inquadratura decente è un impresa. Lei mi ignora completamente, ha troppo da fare, e la sua rotta s’incrocia con quella delle sue compagne, che mi passano davanti alla lente, senza fretta. Mi ritraggo per paura di farle innervosire, ma sono indifferenti alla mia presenza.
Mi godo il loro svolazzare pigro e attento, mi godo gli ultimi istanti di libertà all’aria aperta prima dell’ennesima chiusura totale, pensando con rammarico che, anche quest’anno, mi perderò la primavera.